Non ho la patente. Da quasi settant’anni sono quindi
costretto a spostarmi utilizzando i mezzi pubblici. Ho avuto anche il piacere,
qualche decennio or sono, di fare un paio di docenze a corsi di formazione
sindacale della Fit, la federazione dei trasporti della Cisl. Una mia figlia
lavora, dopo aver vinto un concorso all’ex Cotral (ora Atac), come operatrice
di stazione nella metropolitana di Roma ed è stata iscritta alla Fit. Non potevo
quindi non leggere, se non altro per curiosità, un libretto dalla copertina e
dal titolo intriganti (Claudio Calderan, Dialoghi surreali: impressioni, idee,
pensieri e racconti di tre autoferrotranvieri, Edizioni Lavoro, Roma, 2023, pp.
139, euro 15,00). Un libretto (libricino lo definisce l’autore) bello da
vedere, confezionato con qualche tratto di eleganza, destinato ad un mercato
interno. Posseduto, ho voluto fare questa verifica ancora per curiosità, da nessuna
delle biblioteche aderenti all’Sbn, il Servizio bibliotecario nazionale. Un
vero peccato perché merita di essere gustato anche da quanti non hanno
conosciuto Danilo Granaroli, storico sindacalista della Cisl, cui il volume è
dedicato e di cui Danilo, assieme all’autore e a Marco Davelli, è di fatto
coautore e protagonista. Sì, perché il libro non fa altro che raccontare di una
serata di luglio avanzato passata in compagnia prima e dopo la consumazione di
una pizza e di un antipasto di fritti accompagnati da birra rossa alla spina e
da grappa vicentina da meditazione. I dialoghi surreali del titolo non sono il
solito cazzeggio, ma un insieme di riflessioni dal sapore storico, filosofico,
pratico, politico, sindacale, con un piccolissimo sconfinamento a sfondo
sessuale che trova il suo apice nelle “zinne meravigliose” di una donna
bellissima, in carne e vedova che abitava vicino al deposito Tuscolana e che si
prestò a giocare un brutto scherzo ad un collega del giovane Danilo.
Ad un certo punto Danilo, che si definisce pazzo anarchico,
racconta il suo incontro con la Cisl dopo essere stato assunto all’Atac come
meccanico nel 1960. Accetta di dare una mano a Murano Oreste chiarendo fin
dall’inizio che:” Basta che non mi rompi i coglioni con la Democrazia
cristiana!”. E qui viene fuori la storia del Danilo sindacalista e dei
cambiamenti che dagli anni Sessanta in poi hanno interessato le aziende del
trasporto romano.
I dialoghi sconfinano anche nel soprannaturale con
agganci alla realtà del lavoro con quei miracolini (quando qualcosa di
difficile diventa facile) che aiutano a risolvere situazioni intricate che sono
il pane quotidiano degli autoferrotranvieri.
Tutto questo intervallato da tre poesie in romanesco
e in rima niente male.
Tra i numerosi personaggi che appaiono nel libro
conservo un bel ricordo di Mario Di Carlo che fu, tra l’altro, presidente
dell’Atac, e che scomparve prematuramente. Non amava portare la cravatta e
cercò in vari modi di coinvolgere l’utenza nel miglioramento dei servizi di
trasporto della Capitale.
Danilo Granaroli è morto nell’estato del 2022.
(Pubblicato su Conquiste del lavoro del 12 aprile)